Benedetto in Croce, o anche Del perché e del per come

sabato 18 agosto 2007 § 0

Di tanto in tanto meglio sarebbe se non ci si chiedesse il perché delle cose, quanto il come.
La forma, spesso e volentieri, è anche il contenuto.
Comprendere il perché di un gesto, un atteggiamento, un fatto, un evento è cosa spesso complessa e articolata. E giusto sarebbe rimandare tale comprensione a giorni di piú lucida razionalizzazione.
Nell’immediato l’unica cosa che resta comprensibile non è tanto la causa prima, quanto la realizzazione ultima.
Partire da qui, analizzando l’evento nel modo in cui si è manifestato, chiarificherebbe in parte lo stato posteriore dell’evento stesso nonché della persona provocante l’evento.
In fondo, ciò che resta quando una qualsiasi cosa va a puttane è proprio il modo in cui è andata a puttane.
Per meglio intenderci: cercare di comprendere il perché qualcuno abbia commesso un torto nei confronti di qualcun altro è improduttivo. Produttivo è analizzare le modalità in cui il torto si è manifestato. Considerato che una spiegazione non arriverà mai – e se mai arrivasse sarebbe di parte, di una delle qualsiasi parti, e di per sé, quindi, partigiana – ciò che rimane da fare è verificare se le modalità abbiano almeno una parvenza di educata liceità.
Insomma, fra un vaffanculo e un vai a quel paese ne passa. Se la sostanza, si dirà, non cambia, un paese, lessicalmente parlando, non è mai un culo.


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