Appunti per una fenomenologia depersonalizzata dell’amore non corrisposto

venerdì 5 dicembre 2008 § 1

Poche cose sono imbarazzanti come un amore non corrisposto. In tal caso, l’oggetto d’amore diventa qualcosa di fragile alle pulsioni, colmo di un disagio il piú delle volte malcelato. Inoltre modifica il proprio atteggiamento, diventa sfuggente, silenzioso. Procede per ammiccamenti, litoti ed eufemismi, temendo che qualsiasi tipo di chiarezza espositiva possa rinforzare quel sentimento che lui rifiuta e presumendo che l’ambiguità del «lasciar intendere» sia funzionale a una comprensione dell’accaduto da parte del soggetto.
Quest’ultimo, poi, continua a desiderare parole e atti che non arriveranno, macerandosi alla vista di un gesto rivolto ad altri, bruciando nell’ascoltare parole rivolte a terzi, restando, in tutto ciò, totalmente passivo, incapace di agire, di essere propositivo e vivendo nel rimorso di aver detto, di aver parlato troppo e troppo essersi scoperto. Dopo aver mostrato le armi, le depone. E resta indifeso di fronte agli attacchi inconsapevolmente sferrati dall’altro.
Al peggio, un innamorato non capirà mai che qualche cosa sia fatta per il suo bene se l’unico bene che riconosce è quell’oggetto che si nega e, negandosi, lo uccide.

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