Pinocchio

martedì 16 dicembre 2008 § 0

L’uomo è l’unico animale che ha sviluppato un linguaggio verbale complesso e articolato. In virtú di questa capacità, non solo è riuscito a descrivere ed eplorare il mondo ma anche ad inventarne di nuovi, impossibili e fantastici, sfruttando una capacità insita nel linguaggio stesso, cioè quella di mentire e falsificare. Di dire altro da ciò che è, o anche si vorrebbe.
Una possibilità, quest’ultima, fatta propria dalla letteratura che, come scrisse Manganelli, è anche – e forse soprattutto – menzogna. Una menzogna di cui si è coscienti come autori e lettori, fratelli e ipocriti entrambi, e quindi virtualmente generatori di infinite possibilità falsificatorie.
La parola, attraverso la connotazione di senso, assume funzioni sintagmatiche plurime e si fa paradigma del sottinteso. Ammicca, si veste d’altro, si trasforma, strizza l’occhio.
La progressione sintattica, sistema ordinatrice di un codice, non elimina il fattore spurio, l’«eccezione» alla regola: l’ordine formale accetta, e moltiplica, il virus concettuale. Lo accoglie e lo alleva.
La parola vive un’anarchia all’interno di uno stato di diritto, e si fa, da sempre, interpretabile, espressione di una semantica plurima che non dice solo di se stessa ma anche di altro.

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