Libertà?

domenica 10 giugno 2007 § 0

Ogni uomo, in linea di massima, è libero di scegliere: ciò che gli aggrada, ciò che gli piace, ciò che vuole. Ma ogni uomo è anche libero di scegliere ciò che non gli aggrada, non gli piace, non vuole. Per il semplice fatto che «gli va» di scegliere.
Le possibilità offerte sono molteplici, varie. Miriadi di occorrenze che non aspettano altro che qualcuno allunghi la mano e le afferri.
Ma la possibilità illimitata di scegliere tutto e subito porta in nuce un fondo di pochezza.
La libertà di poter scegliere tutto e subito conduce ad un appiattimento della scelta stessa. Nessuna responsabilità, nessun impegno, nessun dolore. Tutte le cose sono intercambiabili per il semplice fatto che sono tutte lí davanti.
Alla base di ogni scelta c’è la possibilità della revoca. Si può indossare un vestito sapendo di poterlo smettere quando si vuole. Si possono fumare sigarette sapendo di poterle cambiare quando si vuole. Si può scegliere un partner sapendo di poterlo sostituire quando si vuole.
Tutto l’impegno profuso in una scelta non è altro che apparenza, superficie. Si muove su un piano orizzontale e non verticale, per il semplice fatto che, a livello piú o meno consapevole, agisce la possibilità della revoca. Dal momento in cui «tutto può succedere», niente piú ha importanza che accada.
Tutto è suscettibile di cancellazione.
In questo modo viene meno la possibilità di stabilire differenze di valore fra le cose.
Essere liberi di scegliere tutto e subito vuol dire non esserlo affatto. Equivale ad abdicare alla responsabilità dell’impegno che qualsiasi scelta comporta. Sanare contraddizioni con il nastro adesivo.
La languida consolazione del «poter tornare sui propri passi» maschera la viltà del disimpegno con il nome Libertà.


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